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Sui campi devastati dai diserbanti spuntano fiori con la scritta “Salvami”

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«Nei campi devastati dai diserbanti piantiamo simbolicamente finti fiori biodegradabili». Stiamo portando avanti questa protesta assieme all’Associazione di volontariato “Al centro dei ragazzi” per sollecitare un cambio di passo in un’agricoltura scellerata e indifferente, figlia di petrolio e bombardamenti chimici più che della terra.

L’unica via d’uscita è coinvolgere famiglie e consumatori in un percorso di autoproduzione di comunità e tutela ambientale, attraverso pratiche di agricultura naturale ed economia solidale. Perché queste produzioni nocive riguardano tutti: inquinano falde acquifere, la terra e l’aria stessa delle nostre contrade. «E’ il momento di fermarle».

I colori del diserbo: LA “MERDACCIA”

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L’appellativo di fantozziana memoria, che non smette di suscitare ilarità, descrive efficacemente l’atteggiamento con cui ci approcciamo alla natura

Metafora della sottomissione e dell’annichilimento dell’uomo nei confronti dello strapotere capitalistico, oggi ritroviamo quell’aggettivo “merdaccia” nel colore dei campi agricoli devastati dai diserbanti chimici. In nome di una contorta visione di agricoltura, gestione territoriale e aziendalizzazione del paesaggio, il verde intenso, colore distintivo della primavera, si trasforma in un marrone-rossiccio che uccide e fa il deserto, intaccando tutto l’ecosistema. Di cui l’uomo fa parte, con la sua salute e il suo autolesionismo.

La “farina dell’inclusione”: così l’autoproduzione di comunità genera felicità diffusa

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Il nostro percorso unisce a filo doppio i consumatori e gli agricoltori e al contempo crea spazi per persone svantaggiate, escluse dal mondo del lavoro da sistemi di produzione iniqui, insostenibili e antisociali, trovano in quest’economia alternativa, equa e circolare, soddisfazioni e spazi altrove negati. Testimoniando la possibilità di una felicità diffusa che non è poi così irraggiungibile.

 

Autoproduzione e biodiversità sociale

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Si terrà domani, sabato 27 marzo alle 18.30,in streaming dalla pagina facebook di “Ecopotea”, il seminario dedicato a un binomio sostenibile e auspicabile: autoproduzione e biodiversità sociale. All’evento, che fa parte del progetto “I Luoghi del Grano”, interverranno l’agronomo Serafino Ranauro, la psichiatra Rossella Di Benedetto, il direttore del consorzio dei servizi sociali ambito A5 Carmine De Blasio e l’agronomo ed ex presidente di “Slow Food Italia” Gaetano Pascale

«Il seme deve morire affinchè nasca il frutto»: il seme di grano è stato gettato in terra e dalla terra sono nati frutti che neppure ci aspettavano. Da un piccolo gruppo di inesperti sognatori e da un pugno di grano è nata “Ecopotea”, un presidio di biodiversità dell’entroterra campano. Poi, dall’incontro con l’Associazione “Al centro dei Ragazzi” nasce la consapevolezza che la biodiversità è un concetto da applicare all’ambiente nella sua pienezza: non preservare solo i terreni, ma letteralmente coltivare una biodiversità sociale. Il progetto “I luoghi del grano”, finanziato dalla Regione Campania con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, prova a fare questo. Autoprodurre un sistema economico solidale e sociale, alternativo alle logiche capitalistiche del modello globalizzato. Un sistema che sia in grado di rispondere ai bisogni di neonate realtà locali e colonna portante di un’economia reale che parta dal basso, dalla produzione primaria e dalla valorizzazione delle capacità dei singoli individui.

Il Libro del Grano: un seme di condivisione

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Un’idea nata per gioco una sera di novembre, prima del fatidico secondo lockdown

Questa pandemia ha cambiato le nostre vite e anche il nostro progetto: “I Luoghi del Grano” ha dovuto rallentare un po’ le attività educative, facendo i conti con i rapporti a distanza. Una situazione difficile per tutti, figurarsi per le fasce sociali più deboli. Buttando giù qualche idea, tra una telefonata e l’altra, una videochiamata social e un whatsapp, uno dei soci ha pensato a un libro sul grano. Un prodotto fisico in un momento di abbondante, forse eccessiva, virtualità. Un qualcosa che potesse essere sfogliato, toccato e che potesse coinvolgere i ragazzi comodamente a casa. Ci siamo messi all’opera, unendo il know-how agreste di Ecopotea, l’esperienza della natura con gli scatti spettacolari del nostro fotografo Adriano. L’agronomo Serafino Ranauro ha steso il documento del ciclo del grano, la psichiatra Rossella Di Benedetto ha adattato i testi per i ragazzi. Ed ecco venir fuori, come un germoglio, un libriccino che racconta l’evoluzione che compie un chicco di grano. Dalla preparazione del terreno alla raccolta, passaggio dopo passaggio, in una chiave semplice e coinvolgente. Il coinvolgimento dei ragazzi è fondamentale, e vederli attivi in un momento di crisi è stato confortante. Sembra che la nostra idea e l’impegno dei volontari che hanno distribuito i chicchi di grano stiano funzionando. I semi stanno germogliando. Aspettiamo la primavera.

Katia Dello Iacovo

Chiusura Anno Agrario 2019\2020

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L’associazione Ecopotea ha dato vita al “Progetto di Comunità” che consiste in azioni di sostenibilità ambientale mirate allo sviluppo socioeconomico di una comunità.  Esso attualmente si esplica tramite il progetto regionale “I luoghi del grano”: applicazione dell’agricoltura sociale che produce grano, farro e legumi ed inclusione.

I campi

I campi destinati a grano ed a ceci sono distribuiti in provincia di Avellino e precisamente a Pietradefusi nella località di Vertecchia, a Torre le Nocelle nella località di Fontana d’Agli, a Mirabella Eclano in località Santo Castrese; in provincia di Benevento a Calvi in località … .

La trebbiatura

La trebbiatura del grano è avvenuta nel mese di luglio, a Vertecchia il 17 luglio 2020, a Fontana d’Agli il 20 luglio 2020 ed a Calvi il 14 luglio 2020.

IL grano

Il grano totale prodotto è di qli 72,18. È stato pulito tramite cernitura meccanica, insaccato in sacchi da 25 kg e stoccato presso la sede di Ecopotea in Via E. Fermi 23, in locali ben aereati ed asciutti. Nei locali sono posizione due trappole per roditori contraddistinte con il numero 1 e 2, ispezionate ogni mese.

Il grano di diversa provenienza è contraddistinto dal numero di lotto:

  • Vertecchia: 18,68 qli di grano duro, Senatore Cappelli L 170720
  • Calvi: 50 qli di grano duro Senatore Cappelli  L 140720
  • Fontana d’Agli: 3,50 qli di grano duro Saragolla  L 200720
  • Mirabella Eclano: qli 6 di farro Sabatuccio  L 151020

Il grano in parte è stato destinato alla semina per l’anno agrario 2020/2021e precisamente il Sabatuccio 3 qli destinato al terreno di Castello di sopra, lavorato da Grasso Gennaro, il Saragolla 3,25 qli destinato a S Martino, lavorato da Barletta Vincenzo, il Senatore Cappelli 4,50 qli destinato a Castello di sotto, ed 1 qle destinato alla semina di Vertecchia ad opera di Petrillo Stefano.

Il grano è stato esaminato e presenta i seguenti valori:

Umidità 12,7
Proteine 11,9
Glutine 7,3
Colore 12,31
Peso specifico 82,9

Molitura

Il grano viene molito presso il Molino a rulli di Scrima Antonio ad Ariano Irpino e presso il molino a pietra della Masseria Roberti a Castelfranco in Miscano. Il trasporto avviene tramite mezzo idoneo di proprietà dei soci dell’associazione.

Attualmente (07/12/20) abbiamo molito 8,40 qli di grano duro S. C.  presso Scrima ed ottenuto 500 kg di semola rimacinata e 5 qli di grano duro S.C. presso la Masseria Roberti.

La farina

In base al raccolto di quest’anno ad ogni componente del gruppo spettano 40 kg di semola in totale. La farina ottenuta viene impacchettata in idonee buste di carta specifiche per alimenti e chiuse con l’elettrocucitrice. Ad ogni busta indichiamo il numero di lotto e l’indicazione del tipo di molitura fatta e di grano usato.

La pasta

La semola ottenuta dalla molitura del grano duro del molino a pietra della Masseria Roberti sarà trasformata per il 60 % a pasta ad opera del pastificio Izzo srl di Boscotrecase (NA).

Attualmente (07/12/20), per provare e valutarne la qualità nella lavorazione, abbiamo consegnato al pastificio 3,30 qli di semola per la trasformazione in pasta.

Alla consegna della semola presso il pastificio Izzo è stata fatta la misurazione del grado igrometrico che corrispone al 14,8 %.

Ceci

La varietà del cece coltivato è il cicerone. Coltivato presso i campi di Vertecchia. Questa coltivazione rientra nella rotazione agraria dei campi e pertanto ogni anno viene cambiato il campo di produzione. I ceci vengono trebbiati, essiccati, puliti tramite cernitura e stoccati in sede. Il locale di stoccaggio è ben aerato ed asciutto. Quest’anno abbiamo ottenuto una scarsa produzione, 3,67 qli L 130820. I ceci vengono imbustati in appositi sacchetti specifici per gli alimenti e chiusi con l’elettro cucitrice.

 

Consegna

I pacchi formati sono distribuiti in sede a via E. Fermi,23 a Venticano (AV) e le indicazioni sono date nel gruppo WhatsApp. Per chi ha esigenze diverse possiamo organizzare la consegna mediante corriere espresso.

Inclusione sociale

Le 88 famiglie del gruppo di acquisto “100 metri” con il versamento delle quote non partecipano solo all’autoproduzione di alimenti, ma bensì sono co-finanziatori di progetti di inclusione sociale. Quest’anno Ecopotea insieme al “Centro dei Ragazzi” associazione sita in Montefusco e l’Istituto comprensivo di Pratola Serra collabora alla realizzazione del progetto regionale “I luoghi del grano”. Il progetto ha l’obiettivo di far interagire i diversamente abili del centro, gli alunni della scuola di Pratola Serra e Montefalcione con gli agricoltori intorno alla produzione ed alla trasformazione di grano e di ceci.

“I Luoghi del Grano” su La Repubblica

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«C’è una sfida romantica eppure necessaria che anima la Campania dei borghi rurali. Ha a che fare con l’identità e con l’educazione al paesaggio, con l’obiettivo di preservare la bellezza dei luoghi periferici dallo spopolamento, drammaticamente in corso, o dalla globalizzazione».

Così scrive il giornalista Pasquale Raicaldo su “La Repubblica” cogliendo con lucidità gli aspetti più profondi del progetto “I Luoghi del Grano“. La possibilità di coltivare futuri possibili, alternativi alla desertificazione sociale, è un tratto fondamentale della neoruralità. «In Irpinia, nei piccoli paesi del Medio Calore – prosegue Raicaldo – da tre anni l’associazione “Ecopotea” promuove il progetto di comunità “G.A.S. 100 metri”: autoproduzione alimentare con l’aiuto di famiglie di contadini. La parola chiave è sostenibilità».

“Difendere l’ambiente per salvare noi stessi e le nostre comunità: è questo il compito – chiosa “Ecopotea” – a cui siamo chiamati tutti: cittadini, amministratori, tecnici, operatori culturali. Un tema che tocca corde sottili dell’esistenza di una comunità, chiamando in causa una profonda considerazione del proprio territorio. E’ un’assunzione di responsabilità che costituisce il preludio della possibile rinascita dei piccoli centri in via di spopolamento, che per vocazione storica possono tuttavia avere avere un accesso privilegiato ai nuovi temi della sostenibilità e della neoruralità, in direzione di un futuro che ha un forte sapore di ricordi e riscoperta”.

Proponiamo di seguito una rassegna stampa essenziale, con i link di alcune delle principali testate che hanno spazio al sogno di “Ecopotea” e dell’associazione “Al Centro dei Ragazzi”, confluito in un progetto finanziato dalla Regione Campania con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

La Repubblica

Orticalab

Il Ciriaco

bMagazine

Presentazione del Progetto “I Luoghi del Grano”

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«Noi, che viviamo di pane, non siamo forse grano in larga parte?», si chiedeva l’artista olandese Vincent Van Gogh. Pilastro dell’alimentazione quotidiana occidentale, il grano è spesso, nelle sue varietà più antiche, molito a pietra piuttosto che sottoposto all’estremo grado di raffinazione, è oggi simbolo di una rinnovata genuinità in tavola, nonché vessillo di una possibile economia alternativa, all’insegna dell’inclusione e della sostenibilità. «Se trovate un campo di grano con dei bellissimi fiori colorati, vuol dire che non è stato inquinato dai diserbanti», spiega l’associazione irpina “Ecopotea”, che da tre anni promuove il progetto di comunità “G.A.S. 100 metri” per promuovere un processo di autoproduzione alimentare di gruppo nei piccoli paesi del Medio Calore, con l’aiuto di contadini che hanno sposato la causa. Sono oltre cento le famiglie che hanno aderito nel tempo.

Un’idea che ha ottenuto il riconoscimento della Regione Campania, che ha finanziato (con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali) il progetto “I Luoghi del Grano”, che declina il progetto di comunità sul doppio binario dell’inclusione e dell’educazione al paesaggio, in collaborazione con l’associazione “Al Centro dei Ragazzi” di Montefusco e l’Istituto Comprensivo di Pratola Serra. «La semplice esigenza del mangiare sano in un ambiente sano, concretizzatasi in un progetto di agricoltura naturale, comunitaria e a basso impatto ambientale, ha accolto in sé un mondo di possibilità e percorsi paralleli», spiegano gli animatori di Ecopotea. «Il senso profondo della produzione di comunità – dichiara Vera De Pascale, presidente di “Al Centro dei Ragazzi” – sta proprio nella possibilità di ritrovare quell’armonia nella diversità in cui ciascuno trovi la propria collocazione e la propria felicità, senza subire le drammatiche forme di esclusione tipiche dell’economia di mercato imperniata sulla competizione».

«Difendere l’ambiente per salvare noi stessi e le nostre comunità: è questo il compito a cui siamo chiamati tutti: cittadini, amministratori, tecnici, operatori culturali. Un tema che tocca corde sottili dell’esistenza di una comunità, chiamando in causa una profonda considerazione del proprio territorio. E’ un’assunzione di responsabilità che costituisce il preludio della possibile rinascita dei piccoli centri in via di spopolamento, che per vocazione storica possono tuttavia avere avere un accesso privilegiato ai nuovi temi della sostenibilità e della neoruralità, in direzione di un futuro che ha un forte sapore di ricordi e riscoperta».

La “Scellecatura” di Ecopotea, pratica simbolo di un nuovo rapporto con la terra e il cibo

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«Forse sembriamo dei pazzi, intenti a diserbare a mano interi campi di grano, ma in questo modo evitiamo di inquinare il cibo e la terra con i diserbanti, consegnandola pulita ai nostri figli e alle nuove generazioni»: read more →

L’Impronta Ecologica, quanta terra consumi?

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Un modo di calcolare l’impatto ambientale della nostra vita quotidiana sulla natura.

 

 

Di seguito l’articolo di feem project:

Siamo tutti consapevoli di essere ben lontani dalla sostenibilità globale … ma quanto lontani? Uno strumento di misurazione a nostra disposizione per quantificare tale distanza è l’Impronta Ecologica.

 

L’impronta ecologica è un indicatore che permette di calcolare la quantità di superficie terrestre necessaria per fornire a ciascun essere umano le risorse di cui ha bisogno e per assorbire i rifiuti che dalle sue attività derivano. In pratica, quindi, l’impronta ecologica consente di stabilire quanti ettari della terra occorrono ad qui!una determinata popolazione (un individuo, una 

 

famiglia, una regione, una nazione, ecc.) per produrre tutta l’energia e le risorse materiali che consuma e per assimilare i rifiuti che la stessa popolazione produce.
Per poter fare ciò si associa ad ogni bene consumato (sia esso materiale che immateriale) quote di superfici di diverso tipo:

  • Superficie di terra coltivata necessaria per produrre gli alimenti (superficie agricola);
  • Area di pascolo necessaria a produrre i prodotti animali (superficie per pascolo);
  • Superficie di foreste necessaria per produrre legname e carta (superficie forestale);
  • Superficie di terra necessaria ad ospitare infrastrutture edilizie (superficie degradata, costruita o comunque non ecologicamente produttiva);
  • Superficie di mare necessaria per produrre pesci e frutti di mare (superficie marina);
  • Superficie forestale necessaria per assorbire la produzione di anidride carbonica risultante dal consumo energetico (superfici per produzione di energia).

Ovviamente, a seconda del tipo di bene “consumato”, alcune tipologie di superfici non sono interessate.
Ad esempio se volessimo valutare l’impronta dovuta al consumo di carne entrerebbe in gioco principalmente la voce “superficie per pascoli” e, per alcuni tipi di carne, anche la voce “superficie agricola” (per via della necessità di produrre mangimi o foraggio). Nel caso del “consumo” di abitazioni bisognerebbe considerare principalmente la voce “superfici degradate” ma anche quella relativa alle “superfici forestali” per via del consumo di legname da costruzione.

 

Scopri di più e calcola la tua impronta ecologica qui!