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«Basta diserbanti: finiscono nell’acqua e in quello che mangiamo»

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La stagione dei diserbanti è solo all’inizio. «Da questo momento in poi i consumatori saranno stretti tra l’incudine e il martello: tra le grandi aziende che ne fanno un uso estensivo e i piccoli e medi agricoltori che spessissimo utilizzano a loro volta prodotti chimici aggressivi nelle loro coltivazioni. Queste sostanze tossiche si accumulano nelle falde acquifere, finiscono nei cibi, provocano tumore, uccidono le api, compromettendo i cicli di impollinazione e la biodiversità. E trovare un prodotto sano in questa strettoia è difficilissimo».

Che fortuna a stare in campagna per assistere alla distruzione della biodiversità dei nostri territori. L’agricoltura ha ceduto il passo ad un sistema agricolo capitalistico in cui l’unica cosa che conta è la quantità di prodotto finale da vendere. Questa assurda “corsa all’oro” abbiamo distrutto non solo la qualità del prodotto ma anche la diversità dei nostri territori. L’incidere dei prodotti fitosanitari non si limita a distruggere quelle erbe – ritenute infestanti – bensì annienta completamente ogni forma di biodiversità indebolendo l’equilibrio naturale.

 

Intervista in trattore: «L’agricoltura intensiva ha distrutto la naturalità del grano»

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«La produzione intensiva ha bruciato la semplicità del grano», spiega Massimo, socio e produttore della nostra piccola comunità.

La spasmodica ricerca della quantità ha privilegiato approcci agricoli che inquinano e impoveriscono il terreno, seminando la povertà del domani. Privandoci oggi di prodotti buoni e sani ed escludendoci da quei gesti che ci identificano come una comunità. E’ proprio dall’idea di comunità che riparte il progetto “I Luoghi del Grano”, unendo auto-produzione e inclusione, in un’ottica di tutela ambientale ed economia circolare.

Da quando il gruppo è partito ad oggi molte cose sono cambiate. 4 anni fa era molto difficile trovare agricoltori che credessero nel progetto e mettessero a disposizione terre e competenze. Oggi tanti piccoli e medi produttori chiedono di collaborare con il progetto di comunità, producendo direttamente per le famiglie. Saltando intermediari e grande distribuzione. Evitando pesticidi e diserbanti. Mettendo in tavola prodotti naturali, «anche per i nostri figli».

Progetto di Comunità, il rito della macellazione dei maiali.

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La macellazione del maiale. Rito antico della tradizione contadina che coinvolgeva tutta la famiglia, i vicini di casa, gli amici. L’uccisione del maiale era un vero è proprio rito, un momento di socializzazione che coinvolgeva tutti e durante il quale si festeggiava, si mangiava e si aiutava nella lavorazione della carcassa per la preparazione degli insaccati.

 

 

 

“Il maiale – scriveva Pierre Loti – è diventato sporco solo in seguito alle sue frequentazioni con l’uomo. Allo stato selvatico è un animale molto pulito.” Ad un certo punto della storia umana abbiamo scelto di ignorare la natura ed abbiamo ceduto all’affascinante canto della sirena denaro. Sono nati gli allevamenti intensivi per garantire un prodotto tutto l’anno nei tempi più brevi a discapito di qualità e genuinità del prodotto e trasformando l’animale in un semplice prodotto. 

Il percorso avviato con il G.A.S. 100 Metri è per ricordare che è importante per l’animale crescere e vivere dignitosamente. Crescere all’aperto, mangiare sano e poi quando è il momento sacrificarsi con dignità per diventare nutrimento per l’uomo.

 

 

PierLibro. Book-crossing in memoria di Pierluigi Santillo

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A tre anni dalla prematura scomparsa di Pierluigi Santillo sua moglie, Isabella Santillo, e il proprietario della Libreria Alisei, Alessio Masone hanno voluto dar vita ad un evento che potesse non solo commemorare la memoria di Pierluigi ma che potesse essere un sostegno alle librerie ma che innescasse cultura ed economia solidale, due temi cari a Pierluigi.  Pur non essendo una libreria abbiamo deciso di sponsorizzare questo evento e di dare il nostro piccolo contributo per ricordare Pierluigi che ha speso la propria esistenza in un continuo impegno sociale per la comunità come attivista contro l’inceneritore, in prima linea nelle battaglie per l’acqua pubblica e nell’integrazione degli extracomunitari. 

L’evento durerà una settimana.  Dal 6 Febbraio si potrà acquistare e depositare presso una delle librerie aderenti all’iniziativa un libro e ritirarne gratuitamente uno depositato da altri lettori. Una iniziativa che si propone di innescare la cultura ed un economia solidale. La nostra Associazione concentrata sull’autoproduzione di comunità non dimentica l’importanza della cultura e della necessità di valorizzarla. Di libri apprendiamo come dalla terra che curiamo e coltiviamo, se il nostro territorio è il nostro cuore l’amore e l’importanza che diamo ai libri ed alla cultura sono la nostra anima che vibra.

 

Isabella, la figlia di Pierluigi lo ricorda in una lettera aperta che vale più di mille parole che potremmo spendere per descriverlo.
<< Papi, Mi dà un senso di pace vedere, e sentire, quanto tu sia ancora nella mente e nel cuore di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerti, di incrociare la loro strada con la tua. Quanto tutti cerchino modi per ricordarti, per portare avanti quello in cui credevi. Ti rivedo in ognuno di loro. Durante le vacanze di Natale dell’ultimo anno stavi già tanto male, ma ancora abbastanza bene per uscire da quel letto. Hai insistito che ti portassimo in libreria, e hai comprato più libri di quanti se ne possano contare. Di tutti i generi, per tutti i gusti. Finché ce l’hai fatta, hai accolto le persone che venivano a trovarti e a tutte hai detto: “Scegli un libro, sono sul tavolo”. È stato uno degli ultimi regali che hai fatto a chi ti voleva bene. Oggi, a tre anni da quegli ultimi giorni, qualcuno che ti conosceva vuole continuare a diffondere questo tuo amore per i libri, per la cultura, per lo scambio. Chiunque aderirà a questa iniziativa troverà in quei libri anche un po’ di te. >>
All’iniziativa partecipano la libreria “Controvento” di Telese Terme, le cartolerie “Daisy” e “Snoopy” di San Salvatore Telesino, le cartolibrerie BFT di Cerreto Sannita, le librerie “Guida” e “Masone” di Benevento (e l’annessa “Librerietta Pulcetta” per bambini. REALTA’ CULTURALI ADERENTI: “Amici della Biblioteca” di San Salvatore Telesino, “Fondazione Gerardino Romano” di Telese, “Bibliovalle” di Foglianise, “Edizioni Primavera” di Cervinara, “Lerka Minerka”, “Solot Compagnia Stabile”, “Culture e Letture”, “Helgoland”, “Ecosphere”, Edizioni “Realtà Sannita”, “Art’Empori”, “Lettor’Indie” e “Tribù del Cambiamento” di Benevento, “Ecopotea” di Venticano, “Fronte Terra” di Casalbore, “bMagazine” e “Alleanza Verde. La medicina delle piante

Il Libro del Grano: un seme di condivisione

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Un’idea nata per gioco una sera di novembre, prima del fatidico secondo lockdown

Questa pandemia ha cambiato le nostre vite e anche il nostro progetto: “I Luoghi del Grano” ha dovuto rallentare un po’ le attività educative, facendo i conti con i rapporti a distanza. Una situazione difficile per tutti, figurarsi per le fasce sociali più deboli. Buttando giù qualche idea, tra una telefonata e l’altra, una videochiamata social e un whatsapp, uno dei soci ha pensato a un libro sul grano. Un prodotto fisico in un momento di abbondante, forse eccessiva, virtualità. Un qualcosa che potesse essere sfogliato, toccato e che potesse coinvolgere i ragazzi comodamente a casa. Ci siamo messi all’opera, unendo il know-how agreste di Ecopotea, l’esperienza della natura con gli scatti spettacolari del nostro fotografo Adriano. L’agronomo Serafino Ranauro ha steso il documento del ciclo del grano, la psichiatra Rossella Di Benedetto ha adattato i testi per i ragazzi. Ed ecco venir fuori, come un germoglio, un libriccino che racconta l’evoluzione che compie un chicco di grano. Dalla preparazione del terreno alla raccolta, passaggio dopo passaggio, in una chiave semplice e coinvolgente. Il coinvolgimento dei ragazzi è fondamentale, e vederli attivi in un momento di crisi è stato confortante. Sembra che la nostra idea e l’impegno dei volontari che hanno distribuito i chicchi di grano stiano funzionando. I semi stanno germogliando. Aspettiamo la primavera.

Katia Dello Iacovo

Dal seme alla pasta…

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Il tempo passa veloce e non ci rendiamo conto del silenzioso fluire se non prendendo in considerazione punti fissi, come può essere l’evoluzione del processo produttivo intrapreso da ecopotea con il gruppo di autoproduzione.

Fin dal primo momento abbiamo iniziato una collaborazione con la sig.ra Concetta Puzo, proprietaria di un pastificio artigianale “LA PAESANA”. I primi sacchi di farina lavorati presso il pastificio hanno determinato a Concetta numerosi grattacapi derivanti dalla difficoltà legata all’impasto per il tipo di semola che gli fornivamo. Il prodotto che ne derivava era altamente digeribile e saporito, ma la pasta era difficile da cuocere e si attaccava ai denti.

Oggi finalmente dopo numerose prove e grazie alla disponibilità di Concetta, che pazientemente ci ha guidato, abbiamo ottenuto una pasta migliore. Sempre digeribile ma che regge la cottura e soprattutto con consistenza diversa. Il tutto dipendeva dal calibro della semola e dal tipo di grano coltivato. Oggi a distanza di anni possiamo dire di aver capito molto e grazie alla nostra collaborazione riusciamo ad avere un prodotto di tutto rispetto. Grazie Concetta per aver messo a disposizione di ecopotea la tua esperienza ed il tuo laboratorio al fine di migliorare il percorso intrapreso anni fa.

 

Chiusura Anno Agrario 2019\2020

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L’associazione Ecopotea ha dato vita al “Progetto di Comunità” che consiste in azioni di sostenibilità ambientale mirate allo sviluppo socioeconomico di una comunità.  Esso attualmente si esplica tramite il progetto regionale “I luoghi del grano”: applicazione dell’agricoltura sociale che produce grano, farro e legumi ed inclusione.

I campi

I campi destinati a grano ed a ceci sono distribuiti in provincia di Avellino e precisamente a Pietradefusi nella località di Vertecchia, a Torre le Nocelle nella località di Fontana d’Agli, a Mirabella Eclano in località Santo Castrese; in provincia di Benevento a Calvi in località … .

La trebbiatura

La trebbiatura del grano è avvenuta nel mese di luglio, a Vertecchia il 17 luglio 2020, a Fontana d’Agli il 20 luglio 2020 ed a Calvi il 14 luglio 2020.

IL grano

Il grano totale prodotto è di qli 72,18. È stato pulito tramite cernitura meccanica, insaccato in sacchi da 25 kg e stoccato presso la sede di Ecopotea in Via E. Fermi 23, in locali ben aereati ed asciutti. Nei locali sono posizione due trappole per roditori contraddistinte con il numero 1 e 2, ispezionate ogni mese.

Il grano di diversa provenienza è contraddistinto dal numero di lotto:

  • Vertecchia: 18,68 qli di grano duro, Senatore Cappelli L 170720
  • Calvi: 50 qli di grano duro Senatore Cappelli  L 140720
  • Fontana d’Agli: 3,50 qli di grano duro Saragolla  L 200720
  • Mirabella Eclano: qli 6 di farro Sabatuccio  L 151020

Il grano in parte è stato destinato alla semina per l’anno agrario 2020/2021e precisamente il Sabatuccio 3 qli destinato al terreno di Castello di sopra, lavorato da Grasso Gennaro, il Saragolla 3,25 qli destinato a S Martino, lavorato da Barletta Vincenzo, il Senatore Cappelli 4,50 qli destinato a Castello di sotto, ed 1 qle destinato alla semina di Vertecchia ad opera di Petrillo Stefano.

Il grano è stato esaminato e presenta i seguenti valori:

Umidità 12,7
Proteine 11,9
Glutine 7,3
Colore 12,31
Peso specifico 82,9

Molitura

Il grano viene molito presso il Molino a rulli di Scrima Antonio ad Ariano Irpino e presso il molino a pietra della Masseria Roberti a Castelfranco in Miscano. Il trasporto avviene tramite mezzo idoneo di proprietà dei soci dell’associazione.

Attualmente (07/12/20) abbiamo molito 8,40 qli di grano duro S. C.  presso Scrima ed ottenuto 500 kg di semola rimacinata e 5 qli di grano duro S.C. presso la Masseria Roberti.

La farina

In base al raccolto di quest’anno ad ogni componente del gruppo spettano 40 kg di semola in totale. La farina ottenuta viene impacchettata in idonee buste di carta specifiche per alimenti e chiuse con l’elettrocucitrice. Ad ogni busta indichiamo il numero di lotto e l’indicazione del tipo di molitura fatta e di grano usato.

La pasta

La semola ottenuta dalla molitura del grano duro del molino a pietra della Masseria Roberti sarà trasformata per il 60 % a pasta ad opera del pastificio Izzo srl di Boscotrecase (NA).

Attualmente (07/12/20), per provare e valutarne la qualità nella lavorazione, abbiamo consegnato al pastificio 3,30 qli di semola per la trasformazione in pasta.

Alla consegna della semola presso il pastificio Izzo è stata fatta la misurazione del grado igrometrico che corrispone al 14,8 %.

Ceci

La varietà del cece coltivato è il cicerone. Coltivato presso i campi di Vertecchia. Questa coltivazione rientra nella rotazione agraria dei campi e pertanto ogni anno viene cambiato il campo di produzione. I ceci vengono trebbiati, essiccati, puliti tramite cernitura e stoccati in sede. Il locale di stoccaggio è ben aerato ed asciutto. Quest’anno abbiamo ottenuto una scarsa produzione, 3,67 qli L 130820. I ceci vengono imbustati in appositi sacchetti specifici per gli alimenti e chiusi con l’elettro cucitrice.

 

Consegna

I pacchi formati sono distribuiti in sede a via E. Fermi,23 a Venticano (AV) e le indicazioni sono date nel gruppo WhatsApp. Per chi ha esigenze diverse possiamo organizzare la consegna mediante corriere espresso.

Inclusione sociale

Le 88 famiglie del gruppo di acquisto “100 metri” con il versamento delle quote non partecipano solo all’autoproduzione di alimenti, ma bensì sono co-finanziatori di progetti di inclusione sociale. Quest’anno Ecopotea insieme al “Centro dei Ragazzi” associazione sita in Montefusco e l’Istituto comprensivo di Pratola Serra collabora alla realizzazione del progetto regionale “I luoghi del grano”. Il progetto ha l’obiettivo di far interagire i diversamente abili del centro, gli alunni della scuola di Pratola Serra e Montefalcione con gli agricoltori intorno alla produzione ed alla trasformazione di grano e di ceci.

“I Luoghi del Grano” su La Repubblica

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«C’è una sfida romantica eppure necessaria che anima la Campania dei borghi rurali. Ha a che fare con l’identità e con l’educazione al paesaggio, con l’obiettivo di preservare la bellezza dei luoghi periferici dallo spopolamento, drammaticamente in corso, o dalla globalizzazione».

Così scrive il giornalista Pasquale Raicaldo su “La Repubblica” cogliendo con lucidità gli aspetti più profondi del progetto “I Luoghi del Grano“. La possibilità di coltivare futuri possibili, alternativi alla desertificazione sociale, è un tratto fondamentale della neoruralità. «In Irpinia, nei piccoli paesi del Medio Calore – prosegue Raicaldo – da tre anni l’associazione “Ecopotea” promuove il progetto di comunità “G.A.S. 100 metri”: autoproduzione alimentare con l’aiuto di famiglie di contadini. La parola chiave è sostenibilità».

“Difendere l’ambiente per salvare noi stessi e le nostre comunità: è questo il compito – chiosa “Ecopotea” – a cui siamo chiamati tutti: cittadini, amministratori, tecnici, operatori culturali. Un tema che tocca corde sottili dell’esistenza di una comunità, chiamando in causa una profonda considerazione del proprio territorio. E’ un’assunzione di responsabilità che costituisce il preludio della possibile rinascita dei piccoli centri in via di spopolamento, che per vocazione storica possono tuttavia avere avere un accesso privilegiato ai nuovi temi della sostenibilità e della neoruralità, in direzione di un futuro che ha un forte sapore di ricordi e riscoperta”.

Proponiamo di seguito una rassegna stampa essenziale, con i link di alcune delle principali testate che hanno spazio al sogno di “Ecopotea” e dell’associazione “Al Centro dei Ragazzi”, confluito in un progetto finanziato dalla Regione Campania con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

La Repubblica

Orticalab

Il Ciriaco

bMagazine

Il fischietto d’erba e i giochi di una volta

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Durante l’ultima “scellecatura” di Ecopotea (pratica di diserbo a mano che protegge il grano senza inquinare la terra), l’emergenza sanitaria ha reso difficile la solita entusiasta ed entusiamante partecipazione dei bambini. E’ per sopperire a questo mancato appuntamento intergenerazionale che Erminio Nardone, con la complicità del portale bMagazine, ha realizzato il suo primo video “agritutorial” su come realizzare un fischietto d’erba. Lo proponiamo qui assieme a una bellissima riflessione sui giochi di una volta di Federica Figliolino, con la collaborazione di Vittorio Palmieri. Cominciate a fare pratica per il prossimo appuntamento rurale di comunità!

Con sorridente passione i miei genitori raccontano delle loro giornate estive, di cui mi pare a volte di sentire il calore sulla pelle. Giornate fatte di comitive scorrazzanti per i campi, di complicità, di fantasia e di creatività. Ascoltando questi racconti di giochi all’aperto non riesco a non pensare a quanto sia stata diversa l’infanzia dei miei genitori e dei miei nonni dalla mia e quanto possa sembrare fantasia agli occhi di mia figlia. Cose semplici ed entusiasmanti come giocare con i sassi tra la paglia sembrano oggi chimere irraggiungibili per tantissimi bambini del 2020, condannati a trascorrere estati dentro le mura condominiali, in compagnia di simulatori vocali.

I bambini di una volta trascorrevano molto più tempo fuori casa, accompagnavano spesso i genitori in campagna durante le loro attività ed era in quel mondo bucolico che la loro immaginazione partoriva nuove realtà attraverso giochi frugali e spartani che però agli occhi disincantati di oggi mostrano il fascino di un’infanzia felice, serena e soprattutto condivisa. «L’estate era l’occasione – racconta mia madre – per fare bambole con le foglie delle pannocchie: dall’anima, fino alle mani, ai piedi e all’abito, era tutto un fasciare e legare di grosse foglie giallo verdi.»

La scellecatura, termine dialettale che indica l’attività del diserbo dell’erbacce, attività che veniva svolta prettamente a mano, spesso con l’aiuto o con la presenza dei bambini, diventava l’occasione per trasformare fili d’erba in fischietti e flauti improvvisando concerti tra le spighe di grano. “Le noci invece – ricorda mio padre – le usavamo come biglie”, ma potevano diventare barchette da far galleggiare sulle pozzanghere oppure “ci costruivamo torri, le lanciavano in percorsi a terra o le usavano come munizioni per colpire lucertole o il primo compagno che ci capitasse a tiro”

I più romantici raccoglievano fiori d’ogni colore, specie per farne magnifiche ghirlande da regalare, o per abbellire i capelli o le bambole. Io stessa ne avrò fatte a decine nei giorni di primavera, facendo a gara con gli altri bambini per decidere quale fosse la ghirlanda più lunga. I papaveri erano un altro mio meraviglioso passatempo. Mi divertivo a staccare i boccioli, ad aprirli e vedere di che tonalità erano i petali: vinceva chi trovava i petali più rari, quelli rosa o ancor più i bianchi, e poi ci si divertiva a fare stampini a corona, simili a tatuaggi, facendo pressione sulla pelle di gambe, mani e braccia già arrossate dal sole.

A seconda delle stagioni, stare all’aria aperta poteva essere l’occasione per rotolare giù sulle distese erbose, per fare torte di foglie e fango, per costruire dighe e percorsi su fiumiciattoli e ruscelli o per giocare a palle di neve. Nelle notti d’estate scendevo in giardino ad ammirare lo spettacolo silenzioso delle lucciole o mi fermavo a guardarle dal balcone inebriandomi dell’odore del fieno o del grano appena raccolti. Un appuntamento a cui non manco mai, neppure oggi. Anche per guardar le stelle, armata di coperta.

Della vita all’aria aperta oggi si parla come di una cosa da ricercare, per fuggire dalla quotidianità urbana, per la salute, per ritrovare quella serenità d’animo che non ritroviamo più nelle città, dove il verde urbano è stato soppiantato inesorabilmente da palazzoni di cemento. Ma l’andare per campi era anche un passatempo dettato dalla “fame”, specie per le generazioni dell’immediato dopoguerra: si raccoglievano e spesso si rubavano i frutti che la campagna offriva. Dalle fave di maggio, alle ciliegie, alle albicocche, ai pomodori, alle nocciole, alle noci, all’uva, ai fichi e alle more, era un tripudio di colori e sapori di stagione

Vivere il proprio ambiente è il primo passo per riscoprire l’immaginazione dei bambini, mortificata dai moderni passatempi che propongono una realtà artefatta e spesso alienante.

Federica Figliolino

Il sogno de “L’Arciere” e il benessere animale

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Ho conosciuto Luciano Michele tredici anni fa. Ci incontrammo per una gita in Basilicata organizzata dall’ ASL di Avellino. Andavamo alla scoperta di un allevamento di suini allo stato brado. Volevamo capire le modalità per riuscire nell’ impresa di allevare suini prendendo in considerazione il solo benessere animale. Ci chiedevamo come poter tenere in perfetto equilibrio naturale l’allevamento del suino con la flora e la fauna selvatica. Eravamo in sette, tutti pieni di entusiasmo ed euforia per quello che avevamo visto. Durante il pranzo, riuniti attorno alla tavola, ognuno di noi esprimeva con sicurezza e forza quello che immaginava sarebbe stato il proprio allevamento. Ebbene da quel giorno ho perso di vista tutti, tranne Luciano Michele. L’unico che con testardaggine e costanza ha realizzato il sogno di un allevamento in montagna, rendendo fruibili territori inesplorati senza alterarne il valore biologico. Nonostante la presenza dei maiali il suo obiettivo è difendere la biodiversità sia dei vegetali che degli animali che alleva. Infatti ha introdotto nel territorio il maiale nero casertano, incrociato con razze cosmopolite, razza rustica e adatta al pascolo.

Luciano Michele, una persona “tutta di un pezzo” di cui ancora non so dirvi qual è il nome e quale il cognome, ha tenuto duro. Passando da momenti di sconforto a momenti di fiducia e grazie alla presenza della sua compagna, ha costruito dal nulla  l’azienda “L’Arciere” .

“L’Arciere” ha sede  a Sant’ Agata Irpina in via Cigliano tra i monti della Castelluccia dove nascono sorgenti di acque pure e limpide, tra secolari castagneti e querceti e dove gli asparagi e l’origano segnano il passo dei viandanti. Posto ideale per una gita con la famiglia e per un ristoro in azienda fatto di salumi e di cordialità. Tra “Ecopotea” e Michele, questo è il suo nome, è iniziata una collaborazione allo scopo di creare un progetto:  “Adotta il tuo maiale”, che assicura fino al rito della macellazione il pieno benessere dell’ animale. Grazie Michele per quello che fai, per l’impegno a garantire agli animali una vita sociale, nel pieno della libertà, e alle generazioni future la possibilità di mangiar sano, fuori dagli obbrobri degli allevamenti intensivi.