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I colori del diserbo: LA “MERDACCIA”

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L’appellativo di fantozziana memoria, che non smette di suscitare ilarità, descrive efficacemente l’atteggiamento con cui ci approcciamo alla natura

Metafora della sottomissione e dell’annichilimento dell’uomo nei confronti dello strapotere capitalistico, oggi ritroviamo quell’aggettivo “merdaccia” nel colore dei campi agricoli devastati dai diserbanti chimici. In nome di una contorta visione di agricoltura, gestione territoriale e aziendalizzazione del paesaggio, il verde intenso, colore distintivo della primavera, si trasforma in un marrone-rossiccio che uccide e fa il deserto, intaccando tutto l’ecosistema. Di cui l’uomo fa parte, con la sua salute e il suo autolesionismo.

Intervista in trattore: «L’agricoltura intensiva ha distrutto la naturalità del grano»

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«La produzione intensiva ha bruciato la semplicità del grano», spiega Massimo, socio e produttore della nostra piccola comunità.

La spasmodica ricerca della quantità ha privilegiato approcci agricoli che inquinano e impoveriscono il terreno, seminando la povertà del domani. Privandoci oggi di prodotti buoni e sani ed escludendoci da quei gesti che ci identificano come una comunità. E’ proprio dall’idea di comunità che riparte il progetto “I Luoghi del Grano”, unendo auto-produzione e inclusione, in un’ottica di tutela ambientale ed economia circolare.

Da quando il gruppo è partito ad oggi molte cose sono cambiate. 4 anni fa era molto difficile trovare agricoltori che credessero nel progetto e mettessero a disposizione terre e competenze. Oggi tanti piccoli e medi produttori chiedono di collaborare con il progetto di comunità, producendo direttamente per le famiglie. Saltando intermediari e grande distribuzione. Evitando pesticidi e diserbanti. Mettendo in tavola prodotti naturali, «anche per i nostri figli».

Progetto di Comunità, il rito della macellazione dei maiali.

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La macellazione del maiale. Rito antico della tradizione contadina che coinvolgeva tutta la famiglia, i vicini di casa, gli amici. L’uccisione del maiale era un vero è proprio rito, un momento di socializzazione che coinvolgeva tutti e durante il quale si festeggiava, si mangiava e si aiutava nella lavorazione della carcassa per la preparazione degli insaccati.

 

 

 

“Il maiale – scriveva Pierre Loti – è diventato sporco solo in seguito alle sue frequentazioni con l’uomo. Allo stato selvatico è un animale molto pulito.” Ad un certo punto della storia umana abbiamo scelto di ignorare la natura ed abbiamo ceduto all’affascinante canto della sirena denaro. Sono nati gli allevamenti intensivi per garantire un prodotto tutto l’anno nei tempi più brevi a discapito di qualità e genuinità del prodotto e trasformando l’animale in un semplice prodotto. 

Il percorso avviato con il G.A.S. 100 Metri è per ricordare che è importante per l’animale crescere e vivere dignitosamente. Crescere all’aperto, mangiare sano e poi quando è il momento sacrificarsi con dignità per diventare nutrimento per l’uomo.

 

 

BOTTONCINI AL BURRO DI ARACHIDI

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Oggi vi proponiamo una simpatica ricetta offertaci da Lucia Arrichiello, partecipante al nostro Progetto di comunità e di Autoproduzione.

 

Cominciamo dagli ingredienti!

  • Per l’impasto:

500 gr di farina tipo 1 macinata a pietra
275 di latte
50 gr di uovo intero (1)
2 cucchiai di miele
150 gr di lievito madre oppure 25 gr di lievito di birra
7 gr di sale (1 cucchiaino)
2 o 1 tuorlo d’uovo

  • Per il burro d’arachidi:

50 gr di burro

70 gr di arachidi tostate salate (il sale va levatostrofinandole un po’)

Procedimento

1. Lavorare in una terrina tutti gli ingredienti, incorporando alla farina il latte, le uova, il lievito. Aggiungere il miele ed il pizzico di sale;

2. Sbriciolare in un’altra ciotola le arachidi, eliminando i residui di sale strofinandole, e mischiarle con il burro;

3. Incorporare il burro con l’impasto;

4. Ungere una pirofila e riversarvi il panetto coprendolo con un canovaccio o una pellicola trasparente e lasciarlo lievitare fino al raddoppio di volume;

5. Una volta raddoppiato il volume. Stendete l’impasto e arrotolatelo a bastoncino tagliandolo per la lunghezza ricavandone pezzetti da 30\40 gr.;

6. Lavorate i pezzetti fino ad ottenere una pallina e posizionatela su una teglia precedentemente rivestita di carta forno;

7. Emulsionate i rossi dell’uovo con un pizzico di sale e una goccia di latte ed usatelo per spennellare le palline;

8. Lasciate lievitare le palline per un’altra ora circa;

9. Passata l’ora di lievitazione spennellate nuovamente le palline con il rosso d’uovo ed informate a 180° per 8 minuti;

Una volta pronte farcite a piacere! Bon appetit

Il sogno de “L’Arciere” e il benessere animale

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Ho conosciuto Luciano Michele tredici anni fa. Ci incontrammo per una gita in Basilicata organizzata dall’ ASL di Avellino. Andavamo alla scoperta di un allevamento di suini allo stato brado. Volevamo capire le modalità per riuscire nell’ impresa di allevare suini prendendo in considerazione il solo benessere animale. Ci chiedevamo come poter tenere in perfetto equilibrio naturale l’allevamento del suino con la flora e la fauna selvatica. Eravamo in sette, tutti pieni di entusiasmo ed euforia per quello che avevamo visto. Durante il pranzo, riuniti attorno alla tavola, ognuno di noi esprimeva con sicurezza e forza quello che immaginava sarebbe stato il proprio allevamento. Ebbene da quel giorno ho perso di vista tutti, tranne Luciano Michele. L’unico che con testardaggine e costanza ha realizzato il sogno di un allevamento in montagna, rendendo fruibili territori inesplorati senza alterarne il valore biologico. Nonostante la presenza dei maiali il suo obiettivo è difendere la biodiversità sia dei vegetali che degli animali che alleva. Infatti ha introdotto nel territorio il maiale nero casertano, incrociato con razze cosmopolite, razza rustica e adatta al pascolo.

Luciano Michele, una persona “tutta di un pezzo” di cui ancora non so dirvi qual è il nome e quale il cognome, ha tenuto duro. Passando da momenti di sconforto a momenti di fiducia e grazie alla presenza della sua compagna, ha costruito dal nulla  l’azienda “L’Arciere” .

“L’Arciere” ha sede  a Sant’ Agata Irpina in via Cigliano tra i monti della Castelluccia dove nascono sorgenti di acque pure e limpide, tra secolari castagneti e querceti e dove gli asparagi e l’origano segnano il passo dei viandanti. Posto ideale per una gita con la famiglia e per un ristoro in azienda fatto di salumi e di cordialità. Tra “Ecopotea” e Michele, questo è il suo nome, è iniziata una collaborazione allo scopo di creare un progetto:  “Adotta il tuo maiale”, che assicura fino al rito della macellazione il pieno benessere dell’ animale. Grazie Michele per quello che fai, per l’impegno a garantire agli animali una vita sociale, nel pieno della libertà, e alle generazioni future la possibilità di mangiar sano, fuori dagli obbrobri degli allevamenti intensivi.