Aprile 2021

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Strascinati al sugo di carne di maiale

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Siamo ritornati con le nostre succulenti ricette di un tempo.

Oggi assaporiamo le delizie della Basilicata, precisamente in quella Lucana.

Li Strascinari, cosi chiamati perchè strisciati, la pasta fresca, senza uovo  è modellata, appunto “trascinata” su un largo piano di legno con le dita della mano.

La particolare tecnica manuale consente di avere un lato liscio (quello che è stato a contatto con la tavola di legno che viene spolverata di farina) e uno irregolare (quello che è stato a contatto con le dita, che si scollano letteralmente dalla pasta fresca durante la strascinata lasciandone la superficie rugosa e irregolare), che raccoglierà meglio il sugo.

 

 

INGREDIENTI STRASCINATI

Farina di semola rimacinata (ECOPOTEA)   200 GR circa

Acqua tiepida q.b.

INGREDIENTI CONDIMENTO

Carne di maiale 200 GR

Passata di pomodoro 1/2 lt

Vino bianco

Cipolla

Olio extra vergine di oliva

Sale pizzico

Peperoncino facoltativo

Cacioricotta /Pecorino/Parmiggiano facoltativo

PROCEDIMENTO

Per la pasta, disporre farina a fontana su una spianatoia versare poco per volta l’acqua, fino a creare un impasto liscio ed omogeneo.

Lasciare riposare 

Dividete l ‘impasto e create dei bastoncini dai quali ricavate piccoli cilindri di 3/4 cm e con 3 dita strascinate.

Nel frattempo preparate il sugo ,facendo soffriggere bene la cipolla tagliata finemente, aggiungete il maiale e sfumate con il vino, quando è evaporato unite la passata di pomodoro e ultimate la cottura.

Dopo aver cotto i vostri strascinati unite il condimento e a piacere spolverate di peperoncino e formaggio.

In alternativa potete condire anche con verdure.

  1. Lina Ungaro

Consiglio Abbinamento Vino

Per rallegrare il vostro palato  vi consiglio l’abbinamento di un Aglianico del Vulture Doc.

Il vino più conosciuto già dal 1971. L’Aglianico del Vulture rappresenta, infatti, il vitigno principe della Basilicata, con oltre il 60% della superficie vitata.

Il colore è rosso rubino impenetrabile, il profumo è elegante con sentori di frutta rossa matura e marasca, ciliegia sotto spirito e liquirizia, chiodi di garofano, pepe nero e note tostate, vino molto longevo.

Piatto della tradizione locale abbinamento perfetto con questa Doc.

La “farina dell’inclusione”: così l’autoproduzione di comunità genera felicità diffusa

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Il nostro percorso unisce a filo doppio i consumatori e gli agricoltori e al contempo crea spazi per persone svantaggiate, escluse dal mondo del lavoro da sistemi di produzione iniqui, insostenibili e antisociali, trovano in quest’economia alternativa, equa e circolare, soddisfazioni e spazi altrove negati. Testimoniando la possibilità di una felicità diffusa che non è poi così irraggiungibile.

 

La Pastiera

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La ricetta della pastiera di Federica Figliolino per una Buona Pasqua!

Ingredienti Impasto della Frolla

Farina Ecopotea500 gr

Strutto ECOPOTEA 200 gr/ o burro

Zucchero 200 gr

3/4 uova

Lievito facoltativo

Scorzette di limone/arance grattugiate

Ingredienti Condimento del Grano

Grano cotto 700 gr

Burro  30 gr

300 ml latte

(anche vegetale per chi è intollerante)

Ingredienti Composto

Ricotta di pecora/vaccina 500 gr

Zucchero 400/500 GR

Cannella in polvere

1/2 fialette aroma fiori arancio

1 bustina vanillina

4/5 uova

Procedimento

Mescolare gli ingredienti per l’impasto fino ad avere un panetto liscio. Riposare in frigo almeno mezz’ora prima di stendere la frolla.

Per il condimento del grano fare bollire e addensare per circa 20 min tutti gli ingredienti e far raffreddare.

Per il composto mischiare tutti gli ingredienti il tutto non deve essere troppo liquido. Unire al composto il grano raffreddato e usare per farcire la frolla della pastiera.

Curiosità e Tradizione♥

Incredibile dolcezza, grande tenerezza e forte gusto sono le sue caratteristiche: chi la assaggia per la prima volta non può che rimanerne sbalordito.

In realtà  la pastiera  è stata creata dalle monache  di clausura del convento  di San Gregorio Armeno, mescolavano gli ingredienti simbolo della resurrezione e i fiori d arancio del giardino del convento, le suore con le natiche e fianchi più prosperosi  si sedevano dimenandosi sopra l’impasto che era posto sui sedili di marmo del chiostro, sussurrando preghiere.

Le preparavano e le confezionavano per  i nobili della borghesia napoletana. 

La tradizione vuole che la pastiera, simbolo di pace, si prepari il Giovedì  Santo, e può essere conservata per  almeno 10 giorni.

Simbologia la rinascita, del nuovo, dell’abbondanza, forse della serenità. Per ricordarsi di fare una pausa dai nostri ritmi frenetici, prendere fiato, ritornare alla genuinità.

Federica Figliolino