Marzo 2021

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Ricetta de “I Fusilli con il Puleggio”

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La nostra amica Giovanna Barletta nell’occasione della Domenica Delle Palme ci regala una ricetta tradizionale dell’Irpinia:

I Fusilli con il Puleggio.

Ingredienti

Per l’impasto:

  • Farina Rimacinata di Semola ECOPOTEA

  • Acqua

  • Sale

Per il condimento:

  • Passata di pomodoro

  • Olio extra vergine/oliva

  • 2 spicchi di aglio

  • Foglie di PULEGGIO

Procedimento

Disporre la farina su una spianatoia, aggiungere il sale e un po’ per volta l’ acqua.

Inizia ad impastare e aggiungi poco per volta l’ acqua fino ad attenere un impasto omogeneo e liscio.

Lascia riposare il panetto per 10 min.

Creare dei bastoncini di impasto e dividere per una lunghezza di 15 cm ogni fusillo.

Avvolgere il bastoncino ottenuto da 15 cm attorno al ferro e arrotola.

Per il condimento procurarsi una pentola possibilmente di terracotta,

far soffriggere l’aglio nell’olio e tiralo via quando ben dorato, aggiungendo poi la passata di pomodoro.

Fate cuocere il tutto a fuoco lento e prima di ultimare la cottura aggiungete il puleggio.

Nota: se preferite nel condimento, prima di mettere la passata di pomodoro potete aggiungere la carne macinata.

Curiosità e Tradizione

Il puleggio (nome botanico: Mentha pulegium) detto anche mentuccia è una delle diverse varietà della menta e venne chiamata dai romani “mentha pulegium”, ossia “menta della pulce”, in quanto per molti secoli è stata utilizzata per scacciare questo fastidioso animaletto.

Mentha Pulegium

Nel Medioevo utilizzata come unguento ” ottenuto con l’erba tritata unita al miele”, un ottimo rimedio contro le contratture;  la sua polvere assunta con miele ottimo come espettorante,   sorbita con l’idromele o con aceto diluito in acqua veniva usata per contrastare la nausea e i crampi allo stomaco, cotta nel vino per realizzare un decotto dall’intenso potere diuretico.

Chiamato anche “mentuccia” cresce spontanea nei luoghi umidi ed ombreggiati; può venir anche coltivata (per seme o per radice), ma sopporta poco le temperature rigide.

Il puleggio è un’erba ricca di preziosi componenti attivi, come il mentolo, il tannino, la carvona, il levulosio e l’essenza di menta: attualmente è infatti usata nei rimedi erboristici per combattere vari disturbi, tra i quali l’itterizia, il raffreddore, l’asma e la pertosse.

Come  infuso contro l’emicrania si utilizzino  25 grammi di foglie e di cime fiorite in parti uguali (per ogni litro d’acqua) e se ne prendano 3 tazze al giorno.

Barletta Giovanna

 

 

Autoproduzione e biodiversità sociale

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Si terrà domani, sabato 27 marzo alle 18.30,in streaming dalla pagina facebook di “Ecopotea”, il seminario dedicato a un binomio sostenibile e auspicabile: autoproduzione e biodiversità sociale. All’evento, che fa parte del progetto “I Luoghi del Grano”, interverranno l’agronomo Serafino Ranauro, la psichiatra Rossella Di Benedetto, il direttore del consorzio dei servizi sociali ambito A5 Carmine De Blasio e l’agronomo ed ex presidente di “Slow Food Italia” Gaetano Pascale

«Il seme deve morire affinchè nasca il frutto»: il seme di grano è stato gettato in terra e dalla terra sono nati frutti che neppure ci aspettavano. Da un piccolo gruppo di inesperti sognatori e da un pugno di grano è nata “Ecopotea”, un presidio di biodiversità dell’entroterra campano. Poi, dall’incontro con l’Associazione “Al centro dei Ragazzi” nasce la consapevolezza che la biodiversità è un concetto da applicare all’ambiente nella sua pienezza: non preservare solo i terreni, ma letteralmente coltivare una biodiversità sociale. Il progetto “I luoghi del grano”, finanziato dalla Regione Campania con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, prova a fare questo. Autoprodurre un sistema economico solidale e sociale, alternativo alle logiche capitalistiche del modello globalizzato. Un sistema che sia in grado di rispondere ai bisogni di neonate realtà locali e colonna portante di un’economia reale che parta dal basso, dalla produzione primaria e dalla valorizzazione delle capacità dei singoli individui.

«Basta diserbanti: finiscono nell’acqua e in quello che mangiamo»

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La stagione dei diserbanti è solo all’inizio. «Da questo momento in poi i consumatori saranno stretti tra l’incudine e il martello: tra le grandi aziende che ne fanno un uso estensivo e i piccoli e medi agricoltori che spessissimo utilizzano a loro volta prodotti chimici aggressivi nelle loro coltivazioni. Queste sostanze tossiche si accumulano nelle falde acquifere, finiscono nei cibi, provocano tumore, uccidono le api, compromettendo i cicli di impollinazione e la biodiversità. E trovare un prodotto sano in questa strettoia è difficilissimo».

Che fortuna a stare in campagna per assistere alla distruzione della biodiversità dei nostri territori. L’agricoltura ha ceduto il passo ad un sistema agricolo capitalistico in cui l’unica cosa che conta è la quantità di prodotto finale da vendere. Questa assurda “corsa all’oro” abbiamo distrutto non solo la qualità del prodotto ma anche la diversità dei nostri territori. L’incidere dei prodotti fitosanitari non si limita a distruggere quelle erbe – ritenute infestanti – bensì annienta completamente ogni forma di biodiversità indebolendo l’equilibrio naturale.

 

Intervista in trattore: «L’agricoltura intensiva ha distrutto la naturalità del grano»

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«La produzione intensiva ha bruciato la semplicità del grano», spiega Massimo, socio e produttore della nostra piccola comunità.

La spasmodica ricerca della quantità ha privilegiato approcci agricoli che inquinano e impoveriscono il terreno, seminando la povertà del domani. Privandoci oggi di prodotti buoni e sani ed escludendoci da quei gesti che ci identificano come una comunità. E’ proprio dall’idea di comunità che riparte il progetto “I Luoghi del Grano”, unendo auto-produzione e inclusione, in un’ottica di tutela ambientale ed economia circolare.

Da quando il gruppo è partito ad oggi molte cose sono cambiate. 4 anni fa era molto difficile trovare agricoltori che credessero nel progetto e mettessero a disposizione terre e competenze. Oggi tanti piccoli e medi produttori chiedono di collaborare con il progetto di comunità, producendo direttamente per le famiglie. Saltando intermediari e grande distribuzione. Evitando pesticidi e diserbanti. Mettendo in tavola prodotti naturali, «anche per i nostri figli».

Progetto di Comunità, il rito della macellazione dei maiali.

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La macellazione del maiale. Rito antico della tradizione contadina che coinvolgeva tutta la famiglia, i vicini di casa, gli amici. L’uccisione del maiale era un vero è proprio rito, un momento di socializzazione che coinvolgeva tutti e durante il quale si festeggiava, si mangiava e si aiutava nella lavorazione della carcassa per la preparazione degli insaccati.

 

 

 

“Il maiale – scriveva Pierre Loti – è diventato sporco solo in seguito alle sue frequentazioni con l’uomo. Allo stato selvatico è un animale molto pulito.” Ad un certo punto della storia umana abbiamo scelto di ignorare la natura ed abbiamo ceduto all’affascinante canto della sirena denaro. Sono nati gli allevamenti intensivi per garantire un prodotto tutto l’anno nei tempi più brevi a discapito di qualità e genuinità del prodotto e trasformando l’animale in un semplice prodotto. 

Il percorso avviato con il G.A.S. 100 Metri è per ricordare che è importante per l’animale crescere e vivere dignitosamente. Crescere all’aperto, mangiare sano e poi quando è il momento sacrificarsi con dignità per diventare nutrimento per l’uomo.